Prato e alberi “Guardate questa Sainte-Victoire. Che slancio, che sete imperiosa di sole, e che malinconia la sera, quando tutta la pesantezza ricade giù”, dice Cézanne, testimoniando stavolta a parole e non più col disegno la propria fascinazione per la sua montagna provenzale solitaria e familiare. I biografi si sono a lungo interrogati sulla scelta di questo tema ricorrente e ossessivo della Sainte-Victoire. Ci sono innanzitutto, con ogni probabilità, delle ragioni sentimentali: tutti i ricordi d’infanzia del pittore sono legati all’entroterra di Aix. Vi si mescola anche un bisogno d’essere riconosciuto: dipingere la montagna cara agli abitanti di Aix è un modo per farsi accettare da questa gente che l’ha sempre disprezzato. Alcuni hanno visto nella scelta del tema della montagna un simbolo: Cézanne solitario, eremita della pittura, come la Sainte-Victoire isolata in piena campagna; oppure Cézanne che si protende verso il cielo o le tenebre. Alla fine della sua vita, il pittore paragonandosi a Mosé, scrive ad Ambroise Vollard: “Lavoro tenacemente, intravedo la Terra promessa”; ed è proprio sulla vetta del monte Sinai che il profeta ricevette le Tavole della legge… Dalla strada dei Lauves dove fu dipinta questa tela, la Sainte-Victoire presenta il suo profilo più stupefacente. È lì, sistemato in un prato, che Cézanne realizzò, secondo l’opinione di molti, le sue più belle opere: undici tele e una quantità di acquerelli della sua cara montagna. Questa rappresentazione della Sainte-Victoire è probabilmente una delle più stimolanti mai realizzate da Cézanne.